Dopo la fine della guerra di Troia, Ulisse, re di Itaca e maestro della furbizia e dell'ingegno, viene condannato a vagare per mare per circa dieci anni prima di poter far ritorno nel suo regno. Sono molti i personaggi noti che l'eroe incontra durante questo tortuoso viaggio (tra i tanti, il gigante Polifemo, i mostri Scilla e Cariddi e l'indovino Tiresia).
La scrittrice statunitense Madeleine Miller, vincitrice del Women's Prize for Fiction con "La canzone di Achille", ha voluto dedicare il suo secondo libro ad una figura chiave dell'Odissea: Circe, maga dell'isola di Eea.
Il libro si intitola proprio Circe, pubblicato nel 2021 in Italia da Marsilio Editori, classificandosi finalista per lo stesso premio. Il romanzo racconta la vita della maga dalla sua nascita e mette ordine nelle decine di versioni dei miti che conosciamo dal mondo classico. La Miller, infatti, prima di approdare alla letteratura, è stata una studiosa ed insegnante di lettere classiche. Le fonti da lei consultate sono tutte estratte da Omero, Ovidio, Sofocle, Virgilio e Platone.
Chi è Circe?
Circe è una ninfa, figlia immortale di Elios, il dio titano del Sole, e della ninfa Perseide. I suoi fratelli sono tutti nomi memorabili della mitologia: Eete, padre di Medea; Pasifae, madre di Arianna e del Minotauro, nonché moglie di Minosse; Perse, che verrà ucciso dalla nipote Medea per riscattare il trono di suo padre.
In mezzo a queste grandi personalità, Circe è invisibile, diversa. Non è aggraziata, bella o forte come i suoi fratelli. Ha una voce che suona "quasi umana". Ha una coscienza inconsueta, profonda, che la rende estremamente unica. Circe, a differenza dei suoi parenti divini, sbaglia e commette errori, come farebbe un essere umano. Uno, in particolare, la condannerà per sempre: il confinamento eterno sull'isola di Eea, dove studia e sviluppa le sue doti magiche.
Tra pozioni, erbe ed esperimenti, Circe diventa una potente maga, il cui potere è in grado di terrorizzare gli dei. L'abbandono della vita da immortale (ma non dell'immortalità) è il suo riscatto. La magia, invece, diventa il suo scudo protettivo, attraverso il quale riesce ad attaccare e, in qualche modo, a difendersi. Circe cresce in un contesto dove è continuamente presa di mira per non essere abbastanza "divina". Per questo, si avvicina agli umani e comincia ad amarli, a conoscerli.
Ulisse non è l'unico uomo degno di nota nella sua vita: prima di lui, l'incontro con Dedalo, il grande inventore di Creta, con Giasone, il capo degli Argonauti, accompagnato dalla nipote Medea, e con Glauco, il primo essere umano incontrato da Circe e suo amore adolescenziale, che dalla ninfa verrà tramutato in dio.
Rileggere la mitologia
Ho sempre considerato Circe una spietata maga, la megera fattucchiera che trasforma gli uomini di Ulisse in maiali. La stessa che "rapisce" il povero re di Itaca per più di un anno, costringendolo a vivere sull'isola e a tardare il suo rientro in patria.
Il primo merito del romanzo è proprio quello di distruggere del tutto questa narrazione traendo informazioni e dettagli da altre opere diverse dall'epica di Omero.
Lo stesso episodio raccontato dalla Miller ci mostra il punto di vista di Circe, che comincia a trasformare gli uomini in maiali quando dei marinai visitano la sua isola e abusano sessualmente di lei. Lo stesso cercano di fare gli uomini di Ulisse, ai quali tocca la medesima sorte. Circe "la spietata" diventa Circe vittima della perversione umana, forse la prima dea a doversi difendere dall'essere umano e non viceversa.
Altri spunti di riflessione derivano da come vengono presentati gli eroi, spogliati dei poteri celesti: umani che vogliono raggiungere i fasti, ma sono solo semplici pedine degli scacchi divini, i cui eventi si replicano ciclicamente sotto gli occhi della protagonista.
Spezzare la catena per ritrovarsi
Leggendo le pagine del romanzo, ho scoperto di avere molto in comune con questa Circe fiera e, allo stesso tempo, terrorizzata dai pericoli del mondo. Il libro racconta le vicende di una superdonna, nata tra gli dei e circondata di splendore, che tradisce la propria stirpe per essere accolta da una specie inferiore, ma più consapevole.
Non a caso la Miller evidenzia un forte legame spirituale tra Circe e Prometeo, il titano che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini e viene punito da Zeus a subire una dolorosa tortura eterna. Se Prometeo rappresenta il pensiero privato di falsi miti e ideologie, allora Circe raffigura la resilienza di chi non è accettato per quello che è, ma riesce a risplendere negli occhi di altri che sono al di fuori dei "prescelti".
Ho terminato di leggere Circe della Miller negli stessi giorni durante i quali ho visto il nuovo film Disney "Encanto" e mi ha colpita questa serie continua serie di spunti. La protagonista, Mirabel, non possiede poteri magici ed è emarginata dalla sua perfetta e sovrannaturale famiglia, ma si sa: il destino riserva sempre una strada più tortuosa e dolorosa a chi sceglie di lasciare il gregge.
Immagino Circe seduta al telaio regalatole da Dedalo, impegnata a intrecciare la lana delle sue pecore dopo una giornata passata a strappare erbacce e a trasformarle in pozioni. Una donna in riva al mare si fa compagnia col rumore delle onde poco lontane e, nell'atmosfera, un canto su uomini caduti in guerra. La voce non è perfetta, è un po' rauca e stona leggermente. Eppure...penso che non ci sia nulla di più divino di questo.
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