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Leggende di terra e di mare: l'Isola d'Ischia

Immagine del redattore: Alessandra TamburiAlessandra Tamburi

Quando visito una località, che sia in Italia o all'estero, oltre ai souvenir classici (come cartoline o magneti), ciò che mi interessa portare con me sono le storie: leggende, favole, di tradizione orale o scritta, sono, a mio parere, uno dei più bei ricordi che si possono conservare (e non occupano nemmeno troppo spazio in valigia!).


Le leggende fanno parte della nostra stessa storia e ci aiutano a scoprire lati nascosti di civiltà e popoli. Oggi scopriremo insieme le leggende dell'Isola d'Ischia, tra le più importanti dell'arcipelago delle Isole Flegree.




Le Pitecuse: ci sono le scimmie a Ischia?


Non tutti sanno che Ischia è stata una delle prime colonie della Magna Grecia e il suo nome antico deriva proprio da questa appropriazione: veniva chiamata, insieme a Procida, Pitecusse (in greco Πιθηκοῦσσαι - Pithecusae), letteralmente "popolata dalle scimmie".

Ci sono diverse leggende legate a questo nome, ma quella più famosa riguarda i briganti Cercopi, i due fratelli Euribato e Frinonda, che erano figli di Teia (a sua volta figlia di Oceano). Questi due briganti, forti e prestanti, passavano le loro giornate depredando e uccidendo viandanti sfortunati. La madre Teia, osservando il loro comportamento, decise di metterli in guardia, profetizzando che sarebbero stati sconfitti da un eroe chiamato Melampigo (in greco Μελάμπυγος, da μὲλας "nero" e πυγή "natica", quindi letteralmente "uomo dalle natiche nere"). I due, però, non se ne curarono molto e continuarono la loro vita dissoluta.

Un giorno, tra le scorribande e furti, incontrarono Ercole che riposava sul ciglio della strada e decisero di derubarlo; l'eroe, tuttavia, si svegliò e ebbe la meglio su di loro, decidendo poi, per punirli, di appenderli per i piedi all'estremità di un lungo bastone, come due animali-trofeo. Appesi in quella posizione, i due fratelli poterono osservare con stupore le natiche dell'eroe: erano infatti nere, coperte di peluria (simbolo di virilità) e, capendo che la madre aveva infine avuto ragione, scoppiarono a ridere. Raccontarono la storia ad Ercole, che ne rise con loro e decise di lasciarli andare.

Nonostante questa avventura pericolosa, tuttavia, i due continuarono con i loro furti e rapine. A quel punto Zeus, il re degli dei, si irritò per la loro perseveranza e li punì, trasformandoli in scimmie ed esiliandoli sulle due isole che chiudono tutt'ora la baia di Napoli: Procida e Ischia, da allora ribattizzate Pitecuse, ovvero "le isole delle scimmie".


Fregio che ritrae Ercole e i due Cercopi - Parco Archeologico di Paestum

Il grande Tifeo


L'isola di Ischia ha sempre suscitato una curiosità particolare per via della sua conformazione fisica particolare. L'isola è di carattere vulcanico, formatasi in seguito a eruzioni diverse nel giro di circa 150.000 anni. Oltre a questo, su tutto il territorio sono presenti le fumarole, emanazioni di vapore e altri gas dal suolo. In antichità nacquero molti miti che ne spiegassero la presenza.

Secondo il mito, l'isola era un tempo difficile da abitare, a causa di continui terremoti, eruzioni e la presenza delle fumarole e le caldissime acque termali che da esse derivano. Secondo la versione di Apollodoro, dopo che gli dei ebbero sconfitto i Giganti e i Titani, Gea, adirata per aver perso tutti i suoi figli, si unì a Tartaro e generò Tifone, metà uomo e metà bestia, più alto delle montagne e con la testa che sfiorava il cielo stellato. Quando allargava le braccia, la sua estensione andava da oriente ad occidente e da tutto il suo corpo spuntavano possenti ali.


Il mostro decise di sfidare l'Olimpo, ma Zeus lo combatté a mani nude e, seppur in grande difficoltà, riuscì a scagliarli contro un intero monte; Tifone, caduto in mare vicino alla spiaggia di Miseno, formò con esso sulla pancia una nuova isola, Ischia. Si dice che proprio dal corpo di Tifeo derivi il nome di alcune località isolane: là dove sta Testaccio è la testa di Tifeo, dov'è Panza il suo ventre e a Lacco Ameno, dove sorge dal mare il Fungo, il suo... beh, le sue parti intime.


Hydria a figure nere con rappresentazione di Zeus (sx.) che combatte contro Tifone (dx.) - Staatliche Antikensammlungen, Monaco di Baviera

O forse fu un drago?


Le origini dell'isola però, come in molti casi, sono combattute tra diverse versioni: oltre a quella che vede protagonista Tifone, ne esiste una seconda che riguarda un possente drago, sicuramente tra le creature più affascinanti dei bestiari fantastici.

Si racconta che l'isola di Ischia fosse un unico paese dove vivevano tutti gli abitanti, poiché si rifugiavano da un terribile drago (in alcune versioni un grifone) che abitava le grotte sotto al monte. Questo drago aveva una terribile potenza distruttiva e mangiava animali e persone. Un giorno, però il drago cominciò a volare sempre più in alto, talmente in alto che perse il controllo e precipitò sull'isola. Il suo corpo si divise in tanti pezzi, ognuno dei quali finì in un punto dell'isola cui poi diede il nome, un po' come nel caso di Tifone: la testa a Testaccio, la bocca in zona Bocca, i denti alla Fonte dei Denti, i piedi a Piedimonte, la pancia a Panza, le ciglia al Ciglio e invece a Fontana... la sua pipì!

Questa storia è un elaborato di diverse leggende orali che si tramandano sull'isola ed è interessante perché, rispetto alla storia di Tifone, è un'altro modo di spiegare la nascita delle diverse zone di Ischia, facendo però più attenzione a spiegare anche come mai esse siano così diverse a livello di conformazione territoriale. Sicuramente, sia Tifone che il drago sono un modo dell'uomo di rappresentare questa terra di mare e di fuoco.


Un legame con il mondo al di là di questo


Tante sono le leggende legate al mondo degli spiriti e dei morti, narrate per mettere in guardia da alcuni punti precisi dell'isola, come la Grotta della Terra, nei pressi di Sant'Angelo, dove si dice che sia solita comparire "gente morta", o in luoghi tenebrosi, come al di sotto di ponti diroccati o in misteriosi isolotti in mezzo al mare.

Alle fonti e alle sorgenti, infatti, sono associati spiriti delle acque e ninfe; anche ai ponti, però, si associano questo tipo di presenze, in quanto costruzioni che dominano e superano quelle stesse acque e hanno un profondo significato di passaggio, come connessione tra mondo dei vivi e quello dei morti.

Non è strano, nella cultura tradizionale popolare, trovare legami molto forti con il regno dell'Aldilà: il confine che divide il nostro mondo con l'altro, in queste storie, è veramente sottile, quasi come fossero viste come dimensioni limitrofe e, talvolta, sovrapposte. Sono due realtà che non si escludono a vicenda, convivono e dialogano, tramite apparizioni, ma anche rituali specifici, come processioni e cerimonie.

Quando si parla di questo tipo di anime nelle leggende ischitane, ma non solo, è molto probabile che le anime a cui si allude siano le anime del purgatorio, bloccate in uno spazio di passaggio e ancora non perdute. Per esempio, si racconta che a San Pancrazio, quando si spegneva il fuoco sulla Torre, sorgevano le anime del Purgatorio a recitare il rosario, probabilmente per velocizzare il loro transito e arrivare prima in Paradiso.


La baia di San Pancrazio

Le storie e le leggende di Ischia sono ricche e variegate, alcune piene di violenza, altre piene di amore, misteri, figure mitologiche. Questi racconti sono tenuti in vita dalla memoria di cittadini che tutt'oggi continuano a narrarli e tramandarli di generazione in generazione, ma non solo: è stato possibile attingere a questo prolifero bacino di storie grazie a due libri di Ugo Vuoso (trovati proprio ad Ischia).


Il primo, Di fuoco, di mare e d’acque bollenti. Leggende tradizionali dell’isola d’Ischia, vanta una prefazione ad opera di Dario Fo, ed è nato ascoltando i racconti registrati su nastro nel corso degli anni dagli anziani abitanti delle diverse località dell’isola; il secondo invece, Fiabe di mare e di terra. Narrativa di tradizione orale dell'isola d'Ischia, è una raccolta di favole della tradizione ischitana.

Se vi capita di visitare quest'isola misteriosa e ricca di tradizione, ricordate la storia del drago, di Tifeo e del rito di San Pancrazio!

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