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Storia di un teschio con le orecchie

Immagine del redattore: Alessia CapassoAlessia Capasso

Aggiornamento: 21 gen 2022

Nel mio percorso con #CperCultura ho avuto la fortuna di conoscere tante piccole, ma grandi, realtà culturali (di due avevo parlato in questo articolo) in Campania. Associazioni, cooperative e volontari che regalano a tanti beni dimenticati una nuova vita, aprendoli al pubblico, curandoli e allevandoli come fossero propri figli.


Durante la mia ultima gita a Napoli, la lista si è allungata con un altro nome, quello dell'Associazione Respiriamo Arte, che ho avuto modo di conoscere quando ho visitato un pregiato bene culturale del centro storico della città, non soltanto gestito, ma interamente ricostruito grazie al loro intervento.


Nel 2019, infatti, Respiriamo Arte ha permesso la riapertura di una chiesa abbandonata da più di 30 anni risalente al 1327 (avete letto bene) legata ad un culto particolare di Napoli, di cui parleremo più avanti: la Chiesa di Santa Luciella ai Librai, a San Gregorio Armeno.



Questo piccolo edificio sacro fu voluto da un consigliere di re Carlo II d'Angiò, Bartolomeo Capua, e lo dedicò al culto della santa protettrice della vista, Santa Lucia (da cui il nome "Luciella"). Nel corso dei secoli, Santa Luciella è stata sede di confederazioni, dei mugnai prima e dei lavoratori del piperno poi. Dagli anni '80 del 1900 è stata abbandonata e razziata, chiusa al pubblico e completamente dimenticata dal popolo partenopeo. Grazie a Respiriamo Arte e all'immensa partecipazione sociale, ora è possibile visitare Santa Luciella con un biglietto di soli 4 euro e accedere ai tre spazi dell'edificio: la navata principale con l'altare, la sagrestia e l'ipogeo. Vi ripeto che la chiesa è molto piccola, quindi immaginatevi ambienti ridotti e leggermente angusti, ma vi assicuro che tutto ciò fa parte della magia di questa chiesa.


Non mi soffermerò sulla navata e la sagrestia perché è necessario che vi rechiate di persona ad ammirare cosa nasconde una chiesa di 700 anni. Sposterò tutta la mia attenzione sull'ipogeo, perché lì riposa il protagonista indiscusso di questo luogo.


Dovete sapere che l'ipogeo venne progettato postumo per ospitare i resti mortali dei frati della confraternita di Santa Luciella. Il processo di conservazione è molto simile a quello di altre catacombe famose, come quella dei Cappuccini a Roma: i cadaveri venivano "scolati", ovvero liberati dei liquidi, prima di essere sepolti in un piccolo quadrato di terra. In seguito, quando erano ormai scheletri, venivano appesi all'interno di piccole volte apposite e puliti, fino a quando non diventavano bianchi. A questo punto, i teschi venivano staccati dalle altre ossa e conservati a parte.



La famosa epidemia di peste del 1656 scatenò il panico nella gestione delle sepolture: troppi morti e poco spazio. Questo caos non permise più il riconoscimento dei propri cari, che venivano sepolti alla buona e meglio insieme ad altri cadaveri sconosciuti. Nacque, perciò, il culto delle Anime Pezzentelle, quello delle anime abbandonate, senza nome, che venivano "adottate" dalle famiglie, con la speranza che altre persone facessero lo stesso con i propri cari. E per adottare intendo in senso letterale: i teschi venivano adornati di fiori e gioielli, lavati, profumati, accuditi dopo la morte.


Lo stesso culto delle Anime Pezzentelle non sfuggì, ovviamente, da Santa Luciella, dove ancora oggi riposano una ventina di teschi di ignoti. E tra tutti loro c'è il padrone indiscusso dell'ipogeo, che attira curiosi e devoti per la sua particolarità: è un teschio con le orecchie.



Questa calotta cranica presenta due protuberanze ai lati della testa. Sembrano effettivamente orecchie. Durante il culto delle Anime Pezzentelle, era normale rivolgersi a questo teschio sussurrando la preghiera nelle sue insolite orecchie, sperando che fosse in grado di sentire veramente e accontentare le suppliche.


Leggende a parte, come può un teschio possedere le orecchie? Di fatto, non le ha. Secondo alcuni esperti, le protuberanze possono essere cartilagini mummificate, ma studi recenti hanno invece dimostrato che le orecchie non sono altro che porzioni della calotta cranica che non sono rientrate al loro posto (permettetemi la spiegazione elementare in termini medici) in seguito alla morte.


Vi dirò: a me piace pensare che quel teschio con le orecchie sia un messaggero tra vivi e morti. Magari se sussurrassimo i pensieri che abbiamo a questa antica testa e gli chiedessimo di recapitarli ai nostri defunti...chissà, arriverebbero a destinazione? Spero di sì, io gliene ho inviati un paio telematicamente.


Vi consiglio di visitare i social e il sito dell'Associazione Respiriamo Arte e supportare il loro lavoro. Abbiamo bisogno di più realtà così, e io spero di incontrarne tante altre sul mio cammino. A questo link trovate la pagina Instagram della Chiesa di Santa Luciella.








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