Esiste un filo conduttore tra quello che sto per raccontare e quella che è l’esperienza di #CperCultura. Quello che inizialmente era nato come un utile mezzo per riunire un numero sempre maggiore di persone di un dato luogo per organizzare momenti dediti alla cultura e alla socializzazione, col tempo è diventato uno spazio di divulgazione e diffusione di saperi locali ed espressione delle differenti culture che contraddistinguono la nostra società.
Proprio questa seconda peculiarità ha portato alla nascita di questo blog che ha unito le più varie professionalità e di cui il sottoscritto è un gradito (si spera) ospite. Uno spazio, nato e formato, che per certi versi mi ha fatto pensare ad una rivista che visto la luce più di cent’anni fa.
Il nome di questa rivista è Lucciola ed è stata fondata a Montedoro, in provincia di Caltanissetta, nel 1908 da una giovane ragazza di nome Lina Caico (1883 - 1951).
Proveniente da una famiglia aristocratica, Caico aveva trascorso la propria giovinezza tra Bordighera, Nizza e Londra e aveva studiato in un college inglese. Aveva, poi, fatto ritorno in famiglia e si era trasferita in Sicilia, dove si apprestava a vivere un’esistenza segnata, quella che, secondo i dettami dell’epoca, competeva ad una donna. Trovatasi isolata da tutto e tutti, Lina non si è data per vinta e aveva deciso di non arrendersi ad una vita già scritta.
Anche per questo aveva fondato una rivista che aveva tra le prime novità quella di essere interamente presentata in manoscritto, perché “le diverse scritture danno l’impressione di sentire la voce, l’espressione di vedere ciascuna autrice”.
Ma forse quella più interessante di tutte fu la soluzione che fu escogitata per avvicinare le autrici vicine e lontane. Infatti, la direttrice acquistava il quaderno e lo inviava alla collaboratrice geograficamente più vicina, che dopo aver inserito il proprio contributo, lo spediva ad un’altra autrice, fino a che l’ultima, a lavoro concluso, inviava il quaderno alla direttrice.
Ognuno poteva offrire il proprio contributo sotto forma di romanzo a puntate, poesie, narrazione autobiografica o veri e propri reportage. Un metodo questo che consentiva di avvicinare anche le persone più lontane, ma soprattutto permetteva alle donne, che spesso erano costrette a vivere ai margini della vita sociale del tempo, di partecipare attivamente al dibattito sollevando questioni e soluzioni alla realtà sociale, politica, economica e culturale che si trovavano a vivere.
Ad oggi, si contano circa 100 numeri di Lucciola sopravvissuti al tempo. Di seguito vi mostriamo alcune delle copertine più belle.
Un’esperienza interessante anche se si pensa all’incredibile meccanismo di diffusione di visioni, analisi e soluzioni attraverso il lavoro di prossimità che in un certo senso rappresenta il fulcro di #CperCultura.
Letture e link consigliati:
Se volete saperne realmente di più di questa meravigliosa realtà editoriale vi consiglio senza ombra di dubbio l’articolo di Giulia Siviero (giornalista del Post e esperta di questioni di genere) comparso su l’Essenziale del 5 marzo 2022 in cui si analizza in maniera approfondita la storia della rivista, approfondendo anche la questione di genere.
Inoltre la gran parte delle riviste sono consultabili all’Archivio di stato di Verona che negli anni passati ha provveduto a digitalizzarli e presso l’Unione Femminile Nazionale di Milano.
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