Se volete capire qualcosa in più della persona che è dietro #CperCultura, quello di oggi è l'articolo perfetto.
Gli anni dell'epoca vittoriana, quella che va dal 1837 al 1901 (gli anni del regno di Vittoria del Regno Unito) sono quelli che mi affascinano di più. Basti pensare che il mio romanzo preferito, Jane Eyre, fu pubblicato da Charlotte Brontë proprio in quegli anni. Sebbene questo periodo abbia avuto - ovviamente - un maggiore impatto in Inghilterra, mi piace riferirmi a queste date comprendendo tutti i Paesi del mondo. Fu un secolo di grandi successi, in campo culturale e scientifico: le Grandi Esposizioni Universali, le conquiste della rivoluzione industriale, la cultura letteraria, quella artistica e il progresso in campo medico, nello specifico in chirurgia. Nacquero nuove tecniche di anestesia e antisepsi che permisero di attuare operazioni sempre più complesse. Ed è di questo che parleremo oggi, di chirurgia. A farlo, sarà una persona che ha paura anche di farsi le analisi del sangue.
Qualche anno fa ho visto una serie televisiva semi-sconosciuta che vi consiglio se vi ritrovate nei miei gusti: The Knick, diretta da Steven Soderbergh. Lo show dura soltanto due stagioni ed è ambientato nella New York del 1900 presso l'ospedale Knickerbocker, detto anche "Il Knick". Il protagonista della serie è il medico e chirurgo John Thackery (interpretato da Clive Owen), uomo ambizioso e caparbio, ossessionato da due cose: non fallire mai nel suo lavoro, anche utilizzando metodi poco ortodossi, e la dipendenza dalla cocaina.
Grazie allo show ho scoperto l'esistenza di luoghi appositi in cui i medici anatomisti sezionavano i cadaveri posti su di un tavolo al centro di un anfiteatro. Lo spazio era all'interno di numerose Università del tempo e disponeva anche di spalti, sui quali gli spettatori, che potevano essere medici, accademici, ma anche non professionisti che avevano pagato quel posto, potevano assistere alla lezione del medico anatomista. Questi luoghi venivano chiamati teatri anatomici. A partire dal XVI secolo fino alla fine del XVIII, le autopsie praticate in questi teatri della medicina divennero veri e propri eventi mondani. Strano modo di divertirsi.
Ovviamente il teatro anatomico nasceva con l'unico intento di studiare le parti più sconosciute del corpo umano. La medicina anatomica ha origine antichissime: Svetonio riporta che la salma di Giulio Cesare fu sottoposta ad autopsia dopo il suo assassinio. Sembra che anche Leonardo da Vinci studiò il corpo sezionando cadaveri negli ospedali o nelle Università. Soltanto nel XVI secolo, però, le lezioni anatomiche vennero aperte al pubblico. Per darvi un'idea visiva di quello di cui vi parlo, vi consiglio di cercare su internet un dipinto di Rembrandt molto famoso, realizzato nel 1632, "Lezione di anatomia del dottor Tulp". Nel dipinto, il medico e docente di anatomia olandese Nicolaes Tulp sta sezionando il braccio di un cadavere posto su un tavolo. Intorno a lui, sette medici colleghi che osservano stupiti, quasi scandalizzati da ciò che vedono. Questo è quello che succedeva nei teatri anatomici, aperti al pubblico anche per operazioni chirurgiche, e non soltanto autopsie.
I teatri anatomici vennero ufficialmente dismessi all'inizio del XX secolo. Il piacere di utilizzare la morte come intrattenimento andò pian piano scemando, ma le strutture rimasero tutti in piedi. E, ancora oggi, raccontano una storia davvero curiosa che, per quanto insolita, ha portato ad ulteriori sviluppi in campo medico.
Il più antico teatro anatomico ancora oggi esistente si trova a Padova, all'interno di Palazzo del Bo. Fu costruito nel 1594 e conserva ancora la sua struttura concentrica. Altri teatri anatomici sono presenti a Ferrara, a Modena, a Roma, a Catania. Sono tutti molto simili tra di loro, a cambiare (ma nemmeno sempre) sono i decori degli spalti, che si modulano in base alle architetture in voga quando furono costruiti.
Teatri anatomici di Modena e Ferrara (CC BY-SA 4.0)
C'è un teatro anatomico però unico nel suo genere, di una preziosità storica unica. Parlo del teatro anatomico di Bologna, costruito nel 1637 nell'Archiginnasio di Bologna, il protagonista di questa puntata.
I motivi per i quali lo definisco "unico" ve li svelerò più avanti, ma prima un po' di storia.
Saprete sicuramente che l'Università di Bologna, l'Alma Mater, è una delle più antiche al mondo. Vide i suoi primi sviluppi nell'XI secolo, ma la prima sede stabile e ufficiale verrà costruita soltanto nel XVI secolo. Papa Pio IV fece realizzare un palazzo apposito, detto Archiginnasio, a ridosso di Piazza Maggiore e di fronte alla Basilica di San Petronio, per ospitare le varie scuole dell'Università. In questo nuovo e moderno contesto, venne progettata una sala per le lezioni di anatomia, un anfiteatro interamente in legno d'abete. L'architetto, Antonio Paolucci detto il "Levanti", decise di far differenziare questo teatro anatomico dagli altri già esistenti e renderlo un vero museo di morte.
Inutile dirvi che, quando mi è capitato di visitare il teatro anatomico di Bologna, sono rimasta letteralmente senza parole. Su tutto il perimetro ligneo della sala sono presenti dodici statue dei più noti medici della storia (tra i tanti, ovviamente spicca anche Ippocrate) e ben venti busti di anatomisti della Scuola medica bolognese.
Alle statue e ai busti si aggiungono due statue "spellate" che fungono da colonne alla cattedra del lettore, al di sopra della quale una figura femminile, allegoria dell'Anatomia, riceve un femore (sì, un femore) da un puttino alato.
E come non citare il soffitto? Questo teatro anatomico, anche senza spettatori, è pieno di "persone". Costruito nel 1645, nel soffitto sono presenti riproduzioni di Apollo e di quattordici rappresentazioni di costellazioni: per fare alcuni nomi abbiamo Andromeda, Ercole, il Centauro e Perseo.
Sono tutti lì, a fissare il tavolo in marmo bianco posto al centro della sala sul quale giaceva il cadavere per la lezione anatomica. Gli spettatori potevano sedersi in questa affollata sala sui tre livelli di spalti al di sotto delle statue poste nelle pareti. Provate ad immaginare cosa significava assistere ad una lezione medica in questo contesto artistico di pregio elevato. Se ci penso, devo riconoscere che mi sarebbe tanto piaciuto vivere un'esperienza così singolare, circondata da statue e divinità. Il colore caldo dell'abete rende questo luogo accogliente e piacevole alla vista, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da una sala dedicata ad una pratica legata alla morte.
Teatro anatomico di Bologna (CC BY-SA 4.0)
A questo link potete vedere un mio video del teatro anatomico di Bologna.
Per visitare il teatro anatomico di Bologna, potete consultare il sito dell'Archiginnasio per orari e biglietti. La sala anatomica, ricostruita in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è tornata al suo antico fascino dopo un attento restauro nel 2006.
A volte mi viene da pensare a quante scoperte scientifiche avranno assistito le componenti scultoree del teatro anatomico bolognese. Da quasi 500 anni sono lì, vigili e attente, spettatrici di alcune delle più brillanti menti della storia.
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