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Il miracolo di Binzuru

Immagine del redattore: Alessia CapassoAlessia Capasso

Aggiornamento: 21 gen 2022

Tante volte vi ho raccontato storie legate al mondo delle superstizioni e delle credenze popolari. Spesso vi ho parlato anche di miracoli, ma la domanda che mi è stata posta in queste circostanze è sempre la stessa: ma tu, ci credi?


La mia risposta è semplicissima: no, non ci credo. E vi spiego perché. Non mi ritengo una persona particolarmente spirituale (lo sanno bene le mie amiche che cercano di farmi iscrivere a yoga o meditazione da anni, fallendo miseramente), non sono religiosa e, soprattutto, non credo assolutamente all'efficacia dei miracoli. Non ho creduto nemmeno a mia nonna quando mi ha raccontato del suo bagno miracoloso a Lourdes, di seguito al quale ha dichiarato di essersi ritrovata completamente asciutta.


Credo nel valore certo della scienza e mi affido esclusivamente alla pratica, perciò le storie che vi trasmetto, su di me, hanno soltanto un grande fascino. E questo perché provo un profondo rispetto per la storia millenaria delle tradizioni popolari. Credo al grande valore storico-culturale che si cela dietro a determinati oggetti o rituali, e un po' invidio chi trova sollievo in questo mondo per il quale sento soltanto un totale scetticismo. Ma anche io, donna empirica, ho avuto un momento di vacillamento: per un istante, ho creduto di essere stata graziata da un miracolo divino! E ancora oggi, a distanza di anni, non sono certa di poter affermare che sia stata solo una coincidenza. Ma andiamo con ordine.


Un'umanista scientifica


Nel 2017, ho vissuto per un breve periodo in Giappone. Vivevo e lavoravo a Kyoto, la "città dei mille templi", ed è davvero bizzarro che una scettica come me sia finita in un posto così spirituale. E non sto esagerando: la città di Kyoto è un grande tempio a cielo aperto. Ci sono luoghi sacri ed effigi spirituali dappertutto, per non parlare dei piccoli tempietti nascosti negli angoli delle strade dove le persone si fermano a recitare una breve preghiera prima di andare al lavoro.


Ammetto che è stata la mia visita al tempio Kinkaku-ji (il tempio d'oro) ad aiutarmi a percepire la spiritualità con meno durezza. La guida del mio tour, tra le tante cose, mi ha spiegato come è concepita la morte nella religione scintoista, e come il passaggio all'altro mondo non sia la fine di qualcosa, ma l'inizio di un nuovo percorso. Sì, è un po' quello che dicono tutte le religioni del mondo, ma complici il silenzio naturale del giardino del palazzo e lo scintillio dell'oro alla luce del sole, ci ho creduto un po' di più.


Tempio Kinkaku-ji, Kyoto


C'era spazio nel mondo per una mia versione spirituale? Potevo concedermi la libertà di credere a qualcosa di inspiegabile e ritenermi, anche io, figlia di un universo che ti guarda e ti assiste con i suoi modi ultraterreni? Forse sì.


MIRACOLO!


Poco prima del mio ritorno in Italia, ho visitato Nara, poco lontana da Kyoto. Qualcuno di voi probabilmente la conoscerà perché, per la città, pascolano liberi tantissimi esemplari di cervi. Li troverete tra i parcheggi delle auto, all'esterno dei ristoranti e ovviamente nel Parco centrale della città (Nara Park), che ospita alcuni dei più importanti santuari della zona. Sono animali docili e bellissimi, eccomi mentre poso con uno di loro:



Dicevo, all'interno del gigantesco Nara Park sono presenti santuari e templi antichissimi. Uno di questo, il tempio Todai-ji, è stato il palcoscenico dell'evento miracoloso che mi ha colpito. A fare da guardia all'immenso Todai-ji, il cui tetto supera i 50 metri di altezza, c'è una colossale statua in bronzo alta 14 metri di Daibutsu, il "Grande Buddha". Ricordatevi di questo signore, ci tornerà utile a fine storia.


Terminata la visita all'interno del maestoso tempio, mi sono diretta all'uscita. Sugli stessi gradoni che avevo percorso in precedenza si era però creata una lunghissima fila di pellegrini che non mi permettevano di tornare al parco. Da notare che i fedeli in questione non si stavano dirigendo all'ingresso, ma ad un corridoio che portava al perimetro esterno del tempio. Ma dove andavano e perché? Dovevo aspettare che mi facessero spazio, tanto valeva accodarmi e capire dove erano diretti.


Una volta in fila avevo analizzato i miei compagni di viaggio, e avevo subito compreso il punto in comune: davanti e dietro di me c'erano persone in una grande sofferenza fisica. Ammalati e feriti di ogni genere, alcuni con stampelle e gesso ad una gamba, altri addirittura si reggevano ad una flebo. Non dimenticherò mai il volto di una bellissima bambina in sedia a rotelle accompagnata dai genitori, con un foulard di Hello Kitty che le cingeva la testolina calva. Erano decine e decine, tutti stipati in questa lunga fila verso l'ignoto. Se andavano a pregare e non andavano a farlo dal Daibutsu, dove allora?


Di indicazioni nemmeno l'ombra, così ho atteso, fino a quando la fila che scorreva non mi ha portata alla meta. All'esterno del tempio Todai-ji si trova la statua di Binzuru, una figura sacra del Buddhismo e con grandi poteri curativi. Secondo la leggenda, quando una persona strofina una zona della statua presente al Todai-ji con la parte corrispondente del proprio corpo, la sua malattia o il suo dolore scompariranno.


La statua di Binzuru al tempio Todai-ji di Nara


Sembrerà scontato, ma le persone in fila con me prima toccavano la statua e poi si strofinavano piedi, occhi, orecchie, petto, pancia supplicando che il male che li aveva colpiti andasse via. La bambina con il foulard di Hello Kitty si toccò la testa. In quell'esatto momento, il mio sprezzante scetticismo è venuto meno. Assistere a quella prova di fede così piena di speranza mi ha fatto perdere tante convinzioni e tanto giudizio. Dovevo affidarmi anche io al Binzuru.


Non vi ho detto un particolare importante: quel giorno soffrivo di un fastidiosissimo mal di gola. Il bruciore mi aveva accompagnato per tutto il viaggio a Nara e cominciavo a sentirmi febbricitante. Quale miglior modo di testare la mia fede? Certo, un banale mal di gola non era nulla rispetto a quello che avevo visto, ma io avevo intenzione di mettermi in gioco. Così, come gli altri tanti fedeli come me, ho poggiato la mano destra prima sulla gola di Binzuru e poi sulla mia. Chiamatelo miracolo, evento straordinario, prodigio: il mio mal di gola è improvvisamente scomparso.


Sono tornata a Kyoto con tanti pensieri nella mia testa. Ero stata davvero guarita da Binzuru o ero vittima di delirante suggestione? Per una volta, ho deciso di prendere questo gesto come un regalo divino, senza spiegazione scientifica. Anche io posso concedermi di essere una creatura umana che si affida all'ignoto e al divino.


Questo è il più grande regalo che mi ha fatto il Giappone, ovvero la possibilità di poter credere all'inspiegabile, di comprendere e accettare i piccoli, grandi miracoli della mia vita. Spero ci stia credendo ancora anche la bambina col foulard di Hello Kitty.


Ah, ricordate il gigantesco Daibutsu di cui vi parlavo prima? L'ho portato con me in Italia!






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1 Kommentar


Quintino Staffiero
Quintino Staffiero
26. Okt. 2021

Che storia interessante! E tu scrivi molto bene :)

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