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I focaroni di San Sabino

Immagine del redattore: Alessia CapassoAlessia Capasso

Aggiornamento: 7 giu 2022

Un episodio speciale del podcast "I fattarielli di #CperCultura", in collaborazione con Scarpesciuote


Oggi vi racconto un fattariello del mio paese, Atripalda, una cittadina di circa diecimila abitanti in provincia di Avellino. Come tante altre realtà del nostro Paese, è una città ricca di storia e tradizioni.


Come ogni città che si rispetti, anche Atripalda ha il suo santo patrono. Nel nostro caso è San Sabino Vescovo, vissuto intorno al V secolo d.C. Quello che però ci rende "speciali" è che San Sabino viene festeggiato ben due volte all'anno, non soltanto una come di consuetudine.


Busto di San Sabino Vescovo custodito nella Chiesa di Sant'Ippolisto Martire ad Atripalda

La prima volta è il 9 febbraio, quando si ricorda l'anniversario della morte del santo. La seconda volta, invece, è il 16 settembre, giorno della traslazione dei resti del santo dalla Chiesa Madre (la Chiesa di Sant'Ippolisto Martire) allo Specus Martyrum nel 1612. La grotta dei martiri è un ambiente sotterraneo della Chiesa Madre in cui vengono conservate tutte le ossa dei martiri delle persecuzioni romane di Abellinum.


I due giorni hanno due festeggiamenti molto diversi. A settembre viene organizzata quella che definiremmo una classica "festa di paese": il concerto con il cantante, la banda musicale, la processione, i vari punti ristoro, le giostre. Una vera e propria festa patronale.


A febbraio, invece, non esiste una classica festa, ma gli atripaldesi conservano una tradizione molto importante per questo giorno: i focaroni.


Il focarone non è altro che un falò. Durante la notte di San Sabino, vari falò vengono accesi in tutta la cittadina. Per ovvi motivi di spazio, quello più grande ed importante viene assemblato nella piazza centrale, Piazza Umberto I.



Il falò si trasforma in un mezzo di aggregazione sociale e di purificazione. Quella dei grandi fuochi è una tradizione che troviamo in tantissime altre culture ed ha una più che probabile derivazione contadina. Quando il falò si spegne, con la sua brace la popolazione si incontra e prepara dei pasti da consumare durante la serata, come le patate al cartoccio o le caldarroste. accompagnati da un bicchiere di vino.


Il rito del focarone è molto importante anche per le popolazioni che vivono intorno all'area di Atripalda. Molto spesso capita che, durante la festa di San Sabino, persone di altri paesi raggiungano la valle per godere dell'evento.


A causa dell'emergenza sanitaria, nel 2021 non ci sono stati falò a riempire i quartieri di Atripalda. Quest'anno comincia con un focarone simbolico e più piccolo, nell'attesa di vedere la legna scoppiettante quanto prima.

 

L'illustrazione dell'articolo è di Domenico Esposito.

Le foto dei focaroni sono state gentilmente concesse da Sabino Battista "Scatto Matto"

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