Quante ne sai sulla storia di Giuditta?
Ci troviamo nella città di Betulia, assediata dal re Assiro Nabucodonosor, il quale aveva intenzione di espandersi in tutto il territorio circostante. Il popolo di Israele si impegna nel resistergli, ma infine questi invia uno dei suoi più forti comandanti: Oloferne. Il grande generale avanza senza sosta, tanto che il popolo di Israele è infine praticamente costretto a decidere di consegnarsi; a quel punto, Giuditta, una giovane vedova della Betulia, si fa avanti per evitare questa alternativa.
Grazie alla sua astuzia e alla sua bellezza riuscì ad attirare l’attenzione di Oloferne, il quale decide di invitarla al banchetto: quando è ubriaco, approfittando di un momento di distrazione, Giuditta lo decapita con la sua stessa spada, e riporta la sua testa alla città di Betulia. Gli Assiri, privati del loro supremo generale, si ritirano.
Ma lo sapevi che…
Di figure femminili nel bacino letterario delle storie bibliche ne troviamo veramente a iosa, ma Giuditta, insieme ad Ester e Ruth, è una delle poche a dar nome ad uno dei libri.
Il libro di Giuditta è considerato ‘deutero-canonico’, ovvero, essendo stato scritto in greco, non fa parte del canone ebraico e questo è anche il motivo per cui non lo ritroviamo nelle Bibbie curate dalle Chiese Riformate o Protestanti.
La storia di questa eroina è stata probabilmente scritta intorno intorno al II secolo a.C., ma il suo contenuto fa riferimento a storie e personaggi di molto precedenti, nel periodo posteriore all’Esilio, ovvero la deportazione degli ebrei di Gerusalemme a Babilonia, avvenuta in un periodo compreso tra il VII e il VI secolo a.C. Gli avvenimenti riportati non sono storicamente accertati e anche la cronologia è stata liberamente interpretata dall'autore e ci sono diverse incongruenze; probabilmente si tratta più di un modo di far riflettere sulla storia, un racconto leggendario che però ci aiuta a riflettere su vari comportamenti.
La storia di Giuditta fu ripresa in diversi momenti, sia in epoca medievale che moderna, nella letteratura europea: nel Medioevo, un primo esempio è il poemetto anglosassone Judith (purtroppo giuntoci frammentario); abbiamo poi alcuni poemetti tedeschi Die ältere Judith e Die jüngere Judith. Nell'età moderna invece si veda il poema croato Juditadi M. Marulič (1521), il dramma sacro di H. Sachs (1551), la tragedia Judith di F. della Valle (1627), la più notevole di tutte, e quella di F. Hebbel (1839). Non solo letteratura, all’eroina biblica sono state dedicate anche famosissime composizioni musicali come la Juditha triumphans di Vivaldi (1730 circa), l'opera Holofernes di Von Reznicek (1923) e l'opera Judith di Honegger (1926).
L'arte di...Giuditta
Il personaggio di Giuditta è senza dubbio uno dei più rappresentati nel mondo artistico e il fatto interessante è che ogni artista ha adottato un modo del tutto personale per raffigurare questa eroina che trionfa sul potente invasore. Faremo una piccola carrellata nel mondo delle Giuditte, osservando in primis una delle opere più famose: la Giuditta di Caravaggio.
Sicuramente l'iconografia è molto comprensibile: la giovane vedova è intenta a decapitare Oloferne con la sua scimitarra, mentre l'anziana serva si appresta a recuperarne la testa. La cosa che mi ha sempre affascinato di questo quadro è il distacco quasi regale con cui Giuditta esegue la decapitazione; non ritrovo cattiveria nel suo volto, quanto più che altro un grande senso di dovere e anche una piccola nota di disgusto per quello che ha dovuto fare per salvare il suo popolo. Ovviamente, la mano magistrale di Caravaggio ci ha restituito un impressionante distanza tra il volto perfetto e quasi adolescenziale di Giuditta e quello rugoso della vecchia serva, tutta corrucciata e (non me ne voglia!) volontariamente brutta.
Passiamo ora al dipinto (anzi ai dipinti!) di una grandissima artista, contemporanea di Caravaggio: Artemisia Gentileschi. Parliamo di "dipinti", al plurale, in quanto esistono due versioni di questo quadro, una conservata agli Uffizi di Firenze, una a Capodimonte.
Perché ho messo Artemisia subito dopo Caravaggio? Per farvi vedere come questo soggetto, che in realtà sembra tanto semplice e di univoca rappresentazione, possa in realtà prestarsi a visioni differenti da parte degli artisti; i dipinti di Artemisia non hanno regalità, non c'è disgusto. Giuditta non è una principessa, è una donna fatale e brutale, che senza remore esegue quanto deve. Quello che avviene davanti ai nostri occhi è un omicidio efferato, violento, bestiale, completamente diverso da quanto raffigurato da Caravaggio, e da quanto eseguito dal prossimo artista...
Dai contrasti luminosi di Caravaggio e Artemisia, passiamo ora al buio e alle tenebre di uno dei miei artisti preferiti: Francisco José de Goya y Lucientes o più semplicemente, Goya. Questo bellissimo estratto pittorico, che dovrebbe rappresentare Giuditta e Oloferne, è una delle pitture nere che formarono le decorazioni della casa Quinta del Sordo, acquistata dall'artista nel 1819. Le "pitture nere" sono una serie di 14 opere che l'artista ha realizzato sui muri di questa abitazione, dipingendo ad olio e sono tutte
veramente molto suggestive, quasi dolore da osservare.
Anche nel caso di Giuditta si tratta di un'opera molto espressiva e violenta, movimentata, quasi fumosa: abbiamo difficoltà a capire chi stia facendo cosa! Ma questo aumenta solo la convulsione dell'azione.
Saltando avanti di poco, la fortuna di Giuditta non si affievolisce, semmai cresce arricchendosi di nuovi significati: la brutalità e l'efferatezza lasciano spazio alla sensualità, la consapevolezza della femminilità, la lussuria. Ed è questo che troviamo nel meraviglioso quadro di Gustav Klimt, dove l'eroina biblica, consapevole del suo ruolo, guarda direttamente lo spettatore con un'espressione che è un misto di orgoglio e seduzione.
Questa interpretazione del soggetto è veramente particolare e affascinante, tanto quanto lo sguardo della giovane donna, ipnotica, contornata dall'oro e con la testa di Oloferne tenuta ferma tra le mani.
Mostre del 2022 che ti consigliamo di vedere sul tema:
- "Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta" alle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma;
- "Klimt: la secessione e l'Italia" al Museo di Roma, Palazzo Braschi.
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