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Quante volte abbiamo sentito dire: “il valore di quest’opera è inestimabile”?
Questo accade perché il più delle volte, quando si parla di arte, si crea un conflitto tra quello che potremmo definire il suo valore simbolico e quello meramente economico.
Bene amici, questo conflitto esiste ed è anche oggetto di studio, tuttavia possiamo affermare che no, non esiste un’opera d’arte inestimabile. Questo è vero anche per il semplice fatto che tutte le opere d’arte, e specialmente quelle presenti nei musei, sono assicurate. Va da sé che per fare questo per ogni opera viene stimato il suo valore economico.
Questa visione dell’opera d’arte come un qualcosa che non può avere un valore commerciale è forse maggiormente sentita in un contesto come quello italiano dove le istituzioni museali sono per di più pubbliche, e dove la forte tradizione storico artistica che possediamo ha creato un circuito piuttosto chiuso dove le opere cosiddette “di particolare interesse storico-artistico” non sono quasi mai soggette alla compravendita, ma vengono gelosamente custodite e protette.
Ma facciamo un passo indietro. Quando nasce il mercato delle opere d’arte in senso strettamente moderno?
Molti di voi conosceranno sicuramente la Colazione sull’erba di Édouard Manet, il bellissimo quadro realizzato negli anni Sessanta del 1800 che tanto scandalo fece tra i benpensanti della società parigina dell’epoca. La tela fu esposta dal suo creatore nel famoso Salon des Réfusés, letteralmente il “salone dei rifiutati”, voluto nel 1863 da Napoleone III. Questo salone venne istituito proprio perché in quello stesso anno moltissime opere vennero escluse dal Salon “ufficiale”, l’Académie des beaux-arts di Parigi. Ora, l’Accademia era il posto dove ogni artista doveva esporre se voleva sfondare sulla scena artistica francese dell’epoca, tuttavia era anche un’istituzione ormai non più in grado di stare al passo coi tempi e poco aperta alle novità artistiche contemporanee.
Se il Salon des Réfusés fu in realtà un flop (poiché creato comunque per denigrare questa arte così diversa e metterla a confronto con quella ben accetta dal gusto accademico) fu così, però, che un nuovo gruppo di artisti indipendenti entra a gamba tesa nel panorama artistico europeo: svincolatosi delle imposizioni delle istituzioni ufficiali questo gruppo continuerà ad a dare mostra della propria arte passando così alla storia come il gruppo degli Impressionisti.
Fu proprio questa serie di avvenimenti che diede il via al concetto moderno di mercato dell’arte. Tuttavia a questi eventi vanno aggiunti due attori fondamentali: da una parte la nuova figura del mercante, colui che vende, e dall’altra una nuova classe borghese.
Il primo capisce che questa nuova arte può fruttare molto di più rispetto a quella che esce ogni anno dal Salon ufficiale, ormai patinata e vista e rivista. La seconda ha il giusto capitale da investire ed un nuovo gusto tutto diverso da quello della vecchia classe nobiliare.
Il modus operandi era molto semplice, il mercante prendeva sotto la sua egida un artista che riteneva valido e lo legava alla sua galleria tramite un contratto. Di questi ne potevano esistere di diversi tipi, come il contratto d’esclusiva, per cui l’artista poneva nelle mani della galleria tutte le sue opere e il mercante ne curava la vendita. Oppure il contratto di prima scelta, questo prevedeva che l’artista dovesse proporre le sue opere dapprima al mercante con cui avesse stipulato questo tipo contratto e solo successivamente rivolgersi a terzi. Molti di questi contratti sono nati in Francia con la nascita del mercato moderno e sono tutt’ora utilizzati.
Ne è passato di tempo da quel 1863, e da allora abbiamo assistito al susseguirsi di tutte quelle vicende che hanno portato a quello che è oggi il mercato dell’arte. Dopo la Francia anche in Inghilterra e poi negli Stati Uniti si è andato formando questo sistema basato sulla triade artista/mercante/acquirente.
Come è strutturato oggi il mercato dell'arte
Innanzitutto bisogna distinguere tra mercato primario e secondario.
Il mercato primario è così chiamato perché si occupa di tutte quelle opere che vengono vendute per la prima volta e proprio per questo tratta per di più opere d’arte contemporanea, di artisti viventi che intendono vendere i loro lavori.
Il mercato secondario invece gestisce tutte le opere che transitano sul mercato dalla seconda volta in poi. Opere quindi che sono già passate per il mercato primario e che poi, per qualche motivo, si trovano ad essere rivendute. In questo mercato passano ovviamente, oltre alle opere più recenti, anche i pezzi d’arte più antichi.
Che sia primario o secondario, poi, il mercato dell’arte è molto specializzato. La particolarità di questo settore sta infatti proprio nella differenziazione dei prodotti che offre. Quando parliamo di opere d’arte, infatti, non ci riferiamo solo alle tele, ma anche alla scultura, la fotografia, per non parlare dei disegni e delle stampe sino ad arrivare a supporti più recenti e particolari come le istallazioni o opere site-specific. Ognuna di queste categorie ha le sue peculiarità sia all’interno della storia dell’arte ma anche per quanto concerne la loro compravendita.
Ad occuparsi di tutto questo ci sono diversi soggetti.
Innanzitutto il mercante, lui possiede un suo spazio espositivo, la galleria, dove mette in contatto artisti e collezionisti. Compito del mercante è quello di sviluppare le strategie più adatte per vendere le opere degli artisti che rappresenta e inoltre aiutarli ad accrescere la loro fama sponsorizzandoli con mostre ed eventi. Tra i galleristi più celebri dei giorni nostri non possiamo non ricordare Larry Gagosian.
Altri luoghi molto importanti dove trovare opere d’arte sono le fiere. I migliori galleristi devono partecipare alle fiere più prestigiose e per parteciparvi devono superare una selezione molto rigorosa. Solo le gallerie più rinomate infatti trovano spazio nelle fiere del calibro di Art Basel o a Frieze. Una volta superata questa selezione organizzeranno il loro stand come una vera e propria galleria, esponendo le loro opere migliori.
Le fiere d’arte sono dei veri e propri eventi che si strutturano in realtà in pochi giorni ma che vengono organizzati per tutto l’anno. La cosa singolare è che al momento dell’apertura le opere che vediamo esposte sono con ogni probabilità già tutte vendute. Questo perché l’apertura ufficiale della fiera è preceduta da un’anteprima, riservata a pochi eletti, a cui seguono poi l’inaugurazione e gli effettivi giorni di fiera. Se intendi acquistare qualcosa in una fiera dunque, e se non puoi partecipare all’anteprima, l’unica cosa che puoi fare per sperare di comprare qualcosa è recerti lì il primissimo giorno, sarà infatti inutile tentare di acquistare qualcosa dal secondo/terzo giorno in poi.
Ancora, abbiamo tutti in mente l’immagine del banditore che al grido di “aggiudicato!” batte il martelletto sul suo podio mettendo fine alla vendita di un’opera d’arte.
Le case d’asta sono gli altri protagonisti fondamentali nel mondo del mercato delle opere d’arte. Queste sono le regine del mercato secondario trattando quasi esclusivamente opere già presenti nello stesso. Una delle differenze più importanti che intercorre tra una casa d’aste e gli altri specialisti del settore sta proprio in quel rapporto tra chi vende e chi compra che, in questo caso, è ridotto al minimo. Alcuni direbbero che l’unico scopo di una casa d’aste è quello di vendere l’opera e venderla a miglior prezzo possibile.
Sicuramente partecipare ad un’asta è molto più semplice che entrare nella cerchia dei privilegiati che possono entrare nelle anteprime delle fiere e anche nella lista dei clienti “affezionati” di un gallerista. L’unica prerogativa è la disponibilità economica, se si dispone di questa non rimane altro che puntare.
Tuttavia, anche le aste sono delle esperienze ben orchestrate, e poggiano la loro riuscita proprio sulla condizione di qui e ora che rappresentano, puntando dunque sugli effetti psicologici che scaturiscono dalla possibilità per l’acquirente di comprare ora o mai più. Ed è proprio per questo che molto spesso vediamo delle opere essere vendute a delle cifre astronomiche.
Ora vi starete giustamente chiedendo: sì, ma chi decide quanto costa un’opera?
Quella della valutazione di un’opera d’arte è una operazione piuttosto articolata. Non c’è un unico fattore che determina il valore di un’opera, anzi, solitamente sono più fattori che si incrociano tra di loro.
Come annunciato all'inizio, a questo articolo seguirà una seconda parte, se sei curios* di sapere in che modo viene stabilito il prezzo di un'opera d'arte continua a seguirci!
Fonti e approfondimenti:
Louisa Buck e Judith Greer, Come comprare l'arte contemporanea : il manuale dei collezionisti, Torino, Allemandi, 2008
Poli, Francesco. Il sistema dell'arte contemporanea : produzione artistica, mercato, musei. Roma GLF editori Laterza, 2008
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